Sarebbe possibile immaginare una buona dieta senza un’ adeguata idratazione?
Assolutamente NO.
Il primo passo verso l’elaborazione del migliore piano alimentare passa inevitabilmente per la scelta dell’acqua, sia in termini quantitativi che qualitativi.
Quanta acqua bere? Quale acqua bere? Quando berla? … sono interrogativi a cui sarà possibile rispondere solo dopo un attenta valutazione dello stato di idratazione.
E dunque proviamo a descrivere alcuni semplici parametri da monitorare.
1. Composizione corporea
Lo stato di idratazione si riflette inevitabilmente sulla nostra composizione corporea.
Il primo parametro da valutare è il peso corporeo.
Una variazione rapida del 2% del peso corporeo non può che non essere associata ad una importante perdita di liquidi.
E’ il classico esempio del calciatore, più o meno professionista, che pesa 70 kg e che in una partita di calcio perde circa 1,5 kg di peso.
Nel caso dell’atleta, una variazione di questo tipo, inficerà negativamente la performance atletica, per compromettere lo stato di salute in seguito ad un ulteriore perdita del 2%.
Per i più tecnici l’esame bioimpedenziometrico consentirà, attraverso la valutazione vettoriale, di identificare piccolissime variazioni dello stato di idratazione.
Si potrà quindi osservare anche il comparto idrico interessato, se quello intracellulare o extracellulare, e adottare di conseguenza tutte le strategie del caso.
2. Esame delle urine
Le urine sono sicuramente dei fluidi biologici interessanti per lo studio dell’idratazione.
Il peso specifico e l’osmolarità, consentiranno infatti di individuare anche le più piccole variazioni del caso.
Secondo l’American College of Sport Medicine valori di peso specifico maggiori di 1.020 e di osmolarità maggiori di 700 mmol/kg identificherebbero condizioni di disidratazione evidenti.
Anche il colore delle urine secondo la scala del Dr.Lawrence Armostrong potrebbe inquadrare condizioni di idratazione precarie per intensità maggiori di 4 su una scala compresa tra 1 e 8.
3. Esame ematochimico
Più invasivo rispetto i primi due anche l’esame ematochimico fornisce indicazioni preziose sullo stato di idratazione.
Sicuramente l’osmolarità e l’ematocrito, sono i parametri più sensibili, utili nell’identificare condizioni di emoconcentrazione legate ad evidenti ed importanti stati di disidratazione, anche transitori.
Le concentrazioni di soluti come elettroliti quale il Sodio o molecole come la Creatinina, contribuirebbero a valutare, contestualmente, la funzionalità di organi coinvolti nella complessa gestione dello stato di idratazione.
4.Sintomi
La presenza di sintomi riflette purtroppo, uno stato di idratazione già compromesso.
La sensazione di sete, ad esempio, è un complesso ma primordiale meccanismo di sopravvivenza, che si attiva a livello ipotalamico in seguito all’attivazione di specifici recettori noti come osmocettori, stimolati da sangue più concentrato.Questi oltre a indurre la sensazione di sete, attiveranno una serie di meccanismi utili a ridurre le perdite renali di acqua.
Qualora lo stato di idratazione non venisse compensato nel breve, si assisterebbe alla comparsa di una serie di sintomi tra i quali secchezza delle mucose, difficoltà di concentrazione e stanchezza psico-fisica.